Il recupero delle architetture abbandonate: miraggio o realtà?

E’ cosa nota a tutti quanto l’Italia sia famosa nel mondo per la qualità del suo patrimonio culturale. Un tesoro inestimabile che spazia dalle architetture, passando per l’arte, arrivando fino ai paesaggi.

Il rovescio della medaglia di questa condizione è nel numero sempre crescente di architetture abbandonate, o incomplete, che subiscono gli effetti del tempo, consumandosi davanti ai nostri occhi. Se in passato l’atteggiamento verso queste realtà era di totale indifferenza, o di indignazione priva di provvedimenti, possiamo dire che la coscienza ambientale e culturale ha subìto una grande svolta negli ultimi decenni. Questo ha dato vita ad un’ondata di interventi positivi, tramite lo stato o i singoli cittadini.

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Castellammare di Stabia © Baliz Room

Un sintomo di cambiamento, ad esempio, nato tra le fila dei cittadini, è il progetto DISPONIBILE!, iniziato da CITTADINANZATTIVA nel 2014. Esplorando il sito del progetto (www.disponibile.org) si possono trovare storie di iniziative in cui il dialogo tra cittadini, amministrazioni ed esperti ha portato ad esempi virtuosi di politiche urbane.

A CITTADINANZATTIVA, si deve,infatti,  l’approvazione dell’art. 24 della legge n° 164/2014, che permette ai singoli cittadini, o ad associazioni da essi costituiti, di proporre progetti di trasformazione sulla città. Il coinvolgimento, e la volontà del singolo di essere coinvolto, capovolgono completamente la mentalità nei confronti del degrado, che viene visto come un’opportunità di agire sui punti critici della città.

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Castellammare di Stabia © Baliz Room

Un altro esempio, stavolta partito dal Senato, è dato dalla Commissione Cultura che, nella primavera del 2016, approva all’unaniminità l’indagine per stilare una MAPPA dell’ABBANDONO. Si tratta di un censimento degli edifici in stato di degrado, promosso dalla Senatrice Michela Montevecchi, con la collaborazione del Ministero dei Beni Culturali, del FAI e di personalità dal mondo accademico e scientifico.

Questa operazione permetterebbe di catalogare tutte quelle condizioni negative sparse sul territorio nazionale, e, con le dovute risorse, individuare quali riqualificare per restituirle alla comunità. Lo scopo, oltre ad un recupero estetico, è soprattutto quello di poter risanare aree che oggi, soprattutto socialmente, sono in fase critica.

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Castellammare di Stabia © Baliz Room

Questi due casi, insieme a molti altri, esprimono una fiducia nel potenziale nascosto di queste architetture, il cui destino non deve essere per forza la demolizione o l’abbandono. Operare su ciò che c’è sta diventando una sfida sempre più grande e complessa rispetto alla costruzione del nuovo. Perché la tabula rasa avrà anche i suoi vantaggi, ma in Italia, più che altrove, il  rapporto con l’antico e con l’esistente sarà sempre al primo posto.

 


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